concentrazione

Presenza mentale: incontrare la vita

Presenza mentale, essere qui, ora

Lo yoga descrive l’applicazione dell’attenzione come un processo che viene affinato per tappe, in particolare attraverso tre livelli progressivi. Il primo viene chiamato dhâranâ: la sua radice dhri significa, tra le altre cose, tenere. Se si vuole tenere in mano qualcosa, non si può tenere qualcos’altro allo stesso tempo, occorre posare quell’altro. Non si può essere attenti a più cose contemporaneamente, a meno che la mente non si muova velocemente da un oggetto all’altro, ma, nella maggioranza dei casi, questo non è l’impiego più efficace della mente. L’attenzione al momento presente implica quindi che, temporaneamente, i pensieri riguardanti il passato e il futuro non interferiscano.
 

Praticare la consapevolezza, praticare il benessere

Consapevolezza, attenzione

Ci sono delle differenze tra parole come consapevolezza, attenzione, presenza mentale, concentrazione meditazione. Si tratta di differenze relative all’intensità e alla modalità di applicazione dell’attenzione. Spesso in questo blog uso queste parole come sinonimi per mettere l’accento sul fatto che si tratta di parole appartenenti alla stessa famiglia, riferibili all’utilizzo di un’unica facoltà: l’attenzione.

Una definizione di Yoga recita: yogah cittavrttinirodhah – Yoga è l’orientamento delle attività mentali (Yoga-sûtra, I,2). Lo yoga, è l’unificazione, la concentrazione e l’orientamento dell’insieme delle attività mentali, senza distrazione. Yoga è padronanza della mente, attenzione, meditazione,. A differenza di quanto molti potrebbero pensare, lo yoga non insegna però che questa attenzione si debba allenare solo a gambe incrociate e ad occhi chiusi: al contrario, la padronanza della mente può essere progressivamente conquistata oltre che attraverso la pratica formale dello yoga, anche e soprattutto attraverso la pratica nella vita quotidiana.