Nell'abbraccio dell'ascolto attivo

L'ascolto attivo nel counseling

Con l'ascolto attivo, il counselor aiuta la persona che gli si rivolge ad essere più chiara su dove si trova, su dove vuole andare e su come andarci, all'interno di un clima di rispetto, di accoglienza e di partecipazione affettiva.
L'ascolto attivo è un'abilità di ascolto di cui il counselor si serve per comprendere nel modo più corretto possibile tutto ciò che il suo cliente gli comunica.
Il counselor fa uso di questo tipo di ascolto per vivere e capire le cose che gli vengono portate proprio nel modo in cui il suo cliente le sente.

 

Che cosa fa in pratica il counselor quando utilizza l'ascolto attivo

Nell'ascolto attivo, il counselor ascolta il suo cliente su tanti fronti e s'interessa sia a ciò che viene espresso verbalmente, sia a ciò che gli viene comunicato aldilà delle parole. Il counselor cerca quindi di ascoltare e comprendere quello che il cliente dice sì con le parole, ma anche e soprattutto col tono della voce e col corpo. In questo modo presta ascolto, oltre che ai contenuti, anche alle emozioni e/o a vissuti che magari in quel dato momento il cliente non sta cogliendo oppure che sta facendo fatica ad esprimere a parole.
Il counselor si sforza inoltre - cosa importante - di comprendere chiaramente i significati che l'altro dà alle proprie parole.
Ovviamente il counselor non si limita ad ascoltare: interagisce, trovando i tempi e le parole giuste. Basandosi su quanto comprende di ciò che gli viene comunicato, fornisce al cliente dei feedback, riformulando le sue parole, offrendogli man mano una rilettura semplice, chiara e accurata di quello che il suo interlocutore sta esprimendo, senza aggiungere nulla di suo e senza interpretare nulla. Riformulando le parole dell'altro, il counselor dà prova di aver ascoltato e di avere compreso quanto gli è stato comunicato, e può, passo passo, verificare ed eventualmente correggere la sua comprensione del cliente.

 

In che modo la riformulazione aiuta il cliente

La riformulazione aiuta il cliente a chiarirsi, lo aiuta a penetrare più in profondità nei suoi pensieri, nei suoi vissuti e nelle sue emozioni, in una parola in se stesso, lì dove può trovare risposte nuove alla difficoltà che sta attraversando.
Il counselor parte da un assunto di base, che l'altro sa, anche se all'inizio il suo sapere non è né chiaro né cosciente. La riformulazione aiuta il cliente ad entrare in contatto col suo sapere, il suo sentire, la sua comprensione, a vedere le cose in modo più obiettivo; lo aiuta anche ad accettarsi di più e quindi facilita la sua integrazione.

 

Approfondendo il tema della riformulazione...

Attraverso la riformulazione, il counselor rimanda all'altro quello che lui stesso dice, restituisce all'altro i suoi pensieri, le sue emozioni, i significati che lui dà alle sue esperienze. Lo fa riesprimendo con parole diverse quello che il cliente dice, riassumendo, collegando i pensieri tra loro, sottolineando ciò che è meritevole di attenzione e approfondimento. Per usare una metafora, fornisce e orienta un fascio di luce su una parola, un pensiero, un moto dell'animo mettendolo in evidenza, rischiara e dà risalto a un vissuto lasciato in penombra, evidenzia come il cliente restringa la sua visuale o si “aggrappi” al problema. Attraverso la riformulazione, il counselor porta quindi in primo piano elementi che il cliente lascia sullo sfondo, che dà per scontati anche se magari così non sono. Il counselor aiuta l'altro a portare alla luce pensieri ed emozioni che fino a quel momento faticavano a venire fuori, evidenzia significati non ancora messi a fuoco, stimola il cliente ad andare oltre ai suoi schemi di pensiero abituali. Rende evidenti connessioni tra punti di vista, scelte, comportamenti, porta l'attenzione del cliente su una serie di aspetti come ambivalenze, contraddizioni, incongruenze o convinzioni infondate, favorendo un rovesciamento del suo punto di vista, ed aiutandolo ad aprirsi a nuove prospettive. Fa tutto questo senza atteggiamenti giudicanti, con benevolenza e senza idee preconcette.
Un altro elemento importante dell'ascolto attivo è il silenzio. Nell'ascolto attivo il counselor non rompe i silenzi dell'altro, li rispetta, perché il silenzio è qualcosa in cui l'altro può riflettere, in cui può dare spazio a qualcosa che non aveva ancora visto o che non era ancora stato capace di dire e perché il silenzio è un buon "posto” per elaborare risposte originali.

 

Oltre che a chiarire il problema, ecco in quali altri modi l'ascolto attivo del counselor può essere di aiuto al cliente

L'ascolto attivo oltre che aiutare il cliente, aiuta il counselor a crescere nella sua umanità, perché è un ascolto pieno, intelligente, attento, empatico e generoso che, prima ancora di essere una cosa che il counselor fa, è una dimensione che il counselor s'impegna a vivere, con la testa, con il cuore e con la pancia. L'ascolto attivo è un ascolto empatico che fa sentire l'altro accolto, accettato e compreso. E quando l'altro si sente così, come diceva Carl Rogers, il padre del counseling, non solo può avvicinarsi a se stesso ed esplorarsi più liberamente, ma diventa anche più capace di stima e di cura verso se stesso, diventa capace di ascoltarsi in modo più accurato, diventa capace di maggiore accettazione, accoglienza e comprensione verso i suoi sentimenti e le sue esperienze. Riesce più facilmente a cogliere voci interiori sottili che possono indicargli possibili vie di soluzione. Il cliente impara a fare tutto questo perché, come diceva Rogers, l'empatia per noi stessi la possiamo imparare da qualcuno che è empatico e la stima di noi la apprendiamo da qualcuno che questa stima ce la concede.