Consapevolezza, gratitudine e gioia

Consapevolezza, gratitudine e gioia sono sfaccettature di una stessa realtà.
La gratitudine sta alla consapevolezza come i colori stanno all'arcobaleno e la gioia sta alla gratitudine come la freschezza sta a un fiore appena sbocciato.  

Sono fortunata, aprendo la tenda ogni mattina, mi si offrono il cielo e il mare. A volte uno spicchio di sole di un arancione brillante sta spuntando all'orizzonte in quel momento, nella luce tenera dell'alba. A volte il sole è ormai alto e sta già gettando manciate di scintille sull'acqua azzurra. A volte grossi nuvoloni veleggiano maestosi nel cielo.
Ma basta anche molto meno per provare gratitudine, che poi meno non è, anzi, tutt'altro: aprire gli occhi su un nuovo giorno e realizzare di poter vedere, mettere una mano sull'addome e sentire questo mio respiro, amico fedele e generoso che mi accompagna silenzioso e trattiene il filo della vita. O alzarmi e poter camminare, andare in bagno e disporre dell'acqua di cui ho bisogno, fresca o calda, per potermi lavare. Basta ancora meno, il suono gentile dell'acqua che sgorga dal rubinetto: un gorgoglio, se la apro piano. Le bolle che si formano e si dissolvono in un attimo tra le mie mani, la trasparenza e i riflessi dell'acqua. La vita mi si offre: io posso offrirmi a lei col mio esserci in questo stesso momento. 

Perché io possa davvero essere qui con l'acqua che mi bagna le mani e mi rinfresca il viso, perché io possa davvero essere con e nel gusto fresco del dentifricio, proprio qui, ora, perché io possa provare piacere nell'affondare il viso in un asciugamano fresco di bucato, c'è bisogno di spazio, il chiacchiericcio della mente deve acquietarsi, l'energia della fretta va arginata, questa mente in corsa va fermata. 
È la pratica di una vita, una pratica gioiosa. Si tratta di restituire sapore e bellezza a quello che l'abitudine rende insipido. Anche se può non essere evidente di primo acchito, consapevolezza e gioia sono inseparabili.

L'esperienza della consapevolezza e della gratitudine nascono da un medesimo atto: quello di riconoscere. La consapevolezza è l'atto di ri-conoscere ciò che accade nell'esperienza presente: conoscere di nuovo, essere appieno con e in quell'esperienza, ancora e ancora. La gratitudine si genera nella consapevolezza e il suo sinonimo, la ri-conoscenza, indica che anche la gratitudine nasce dal conoscere ancora sempre di nuovo tutto ciò che c'è, in tutta la sua portata, in tutta la sua ricchezza. 
Ti senti grata quando assapori davvero la bellezza, il valore, la ricchezza di quello che c'è intorno a te e in te stessa, tutto ciò che sei, che hai, che vivi, che ti viene offerto in ogni momento. 
Questo piccolo, semplice prefisso, “ri”, racchiude la chiave della presenza e della gratitudine: la pratica della consapevolezza è un ri-tornare continuo (che con l'allenamento diventa un dimorare per tempi più o meno lunghi) in tutto ciò che c'è nel momento presente. Ri-torno a me, perché non sapevo più di esserci né dov'ero. Ri-conosco quello che sta succedendo, momento dopo momento, sempre di nuovo. Riposo, cioè ri-poso la mente nel momento presente, ancora e ancora. Ri-torno alla bellezza, al valore, al senso di ogni cosa. Questa ri-conoscenza è già gratitudine.

Potresti replicare che quando ci provi, se non sei nelle condizioni ottimali, non funziona. Vero. “In paradiso non si va in carrozza”, recita il proverbio. Non puoi vivere pienamente fin da subito la consapevolezza, la gratitudine e la gioia se non le alleni tutti i giorni. Sarebbe come pretendere di cuocere la minestra con la fiamma di un fiammifero. Non c'è niente che non vada nella fiamma di un fiammifero, solo che è troppo debole e si spegne subito. Che si tratti di un fiammifero o del fornello, la natura della fiamma è sempre la stessa, ma per cuocere la minestra, la fiamma deve essere forte e deve poter durare a lungo. Lo stesso vale per la consapevolezza, per la gratitudine e per la gioia. La fiamma della consapevolezza va protetta e ravvivata perché la gratitudine diventi parte del tuo vivere quotidiano.

Quando la consapevolezza e la gratitudine acquistano forza e spessore, anche la gioia aumenta. La gioia è una risposta connaturata alla concentrazione profonda, dice Patañjali parlando dello stato di attenzione e di assorbimento della mente. Ne posso fare esperienza le volte in cui riesco a riportarmi intenzionalmente e totalmente nel cuore dell'esperienza che sto facendo, quando mi permetto di accogliere davvero e di gustare con tutti i sensi e fino in fondo la vita nei suoi mille risvolti che è disponibile proprio qui in questo momento, ancora e ancora.

Quando mi permetto - si, proprio così, quando mi do il permesso - di ricevere e di lasciarmi riempire dalla pienezza e dalla ricchezza di tutto quello che mi si offre nel momento presente, il cuore si apre alla gratitudine. Allora posso sentire un moto interiore a dare a mia volta, un impulso naturale a rendere, a ringraziare. A volte questa spinta può tramutarsi nel semplice dare in cambio la mia presenza alla vita (ecco, ancora una volta, la consapevolezza, in un circolo virtuoso!). A volte questo impulso si esprime con un “grazie”. Altre volte, ringraziare diventa qualcosa di più, un  'rendere grazie' appunto, alla vita, al pianeta terra o al prossimo. 'Grazie' intese come amicizia, gentilezza, servizio, gratuità, leggerezza, dolcezza. Perché la consapevolezza e la gratitudine, quando sono mature, hanno sempre una ricaduta in azioni concrete

 

Ci sono molte strategie per essere consapevole e provare gratitudine

Per ora, mi limito a lasciare a te che mi leggi due proposte:

1. Scrivi un “biglietto evocativo”, un biglietto che ti aiuti ad evocare la qualità interiore, il sentimento, l'atteggiamento mentale che vuoi potenziare. In questo caso la gratitudine. Puoi scrivere semplicemente “gratitudine”, oppure “fermati, respira, ringrazia” oppure “cosa posso ringraziare proprio qui, ora?” o la frase che senti più congeniale. Scrivi con cura la parole che più ti piacciono su un cartoncino colorato, magari anche decorato, e mettilo in vista: sullo specchio in bagno o sullo sportello del frigo, sul comodino o all'interno della porta di casa: un luogo in cui pensi di poterlo vedere più volte al giorno. Quello sarà un campanello che ti ricorda di tornare in una condizione di presenza e che ti aiuterà a richiamare la gratitudine e a ringraziare.

2. Un'altra strategia consiste nel portare un oggetto con te che ti ricordi di tornare alla gratitudine. Un oggetto che investi di quel significato: un campanello per la gratitudine. O, perché no...un campanello vero e proprio! Qui, nel sito e negozio online Monili+ di Stefania Ziggiotto puoi trovare dei graziosissimi " bracciali della gratitudine" interamente fatti a mano con argento e perline di pietre dure: su ogni bracciale è stato montato un piccolo “campanello di gratitudine”. Suonando ti aiuterà a ritrovare piccole oasi rigeneranti di consapevolezza, gratitudine e gioia nelle tue giornate. Un semplice campanello per ricordarti che la pienezza e la ricchezza sono sempre disponibili, se solo ti vuoi fermare qualche secondo per assaporarle. Nella confezione del bracciale di Monili+, puoi inoltre trovare in regalo il “diario della gratitudine” dove riportare, per esempio ogni sera prima di dormire, tre cose accadute nella giornata, per le quali vuoi dire “grazie”.