La benedizione del limite
Avere la chiara consapevolezza che il mio viaggio in questa vita è ora perché domani finirà, non è né un limite né una forma di masochismo, ma una risorsa, una benedizione, un incoraggiamento a focalizzarmi su tutto quello che voglio davvero.
Quando anni fa lavoravo in hospice con persone morenti, mi è capitato di ascoltare uomini e donne che, girando a ritroso la moviola della loro vita, riconoscevano con amarezza di non avere realizzato i loro sogni. Il tempo era tragicamente scaduto.
Nell'ascoltare quelle storie provavo un dispiacere sincero, eppure nello stesso tempo sentivo che ognuna di quelle persone mi stava facendo un dono, ricordandomi che prima o poi quel capolinea l'avrei raggiunto anch'io e che lo spazio che mi separava da quel confine potevo e dovevo riempirlo con i miei sogni, i miei progetti e la determinazione e le strategie per realizzarli.
Dopo quell'esperienza, chi aveva voluto condividere gioie e rimpianti nel tramonto della sua vita, è stato lì a ricordarmi che il tempo è dalla mia parte e che sogni e progetti vanno tenuti al caldo, nutriti e soprattutto perseguiti con azioni concrete.
Paradossalmente, stare accanto a chi muore fa apprezzare di più la vita.
Proattività, perseguire scopi
Quando ci penso, mi accorgo di avere perso anch'io non poche opportunità: ci sono sogni che neppure io posso più realizzare. Ma ci sono scopi ai quali dedico attenzione ed energia ogni giorno.
Per molto tempo ho pensato che fosse ancora presto per raggiungere quello che volevo, piegandomi alla provvisorietà del vivere, nella speranza illusoria che la vita con la v maiuscola sarebbe arrivata domani. Ma le cose non vanno così. Fintanto che presente e futuro sono dalla mia parte, ho a disposizione due grandi tesori e oggi scelgo di onorare il tempo che mi è dato.
Ogni giorno posso fare qualcosa perché le mie aspirazioni si possano concretizzare davvero. Ogni giorno posso riallinearmi con ciò che voglio realizzare, dedicandogli energia. Questo comporta anche il coraggio di cambiare, di uscire dall'inerzia, dai confini del conosciuto, da una comoda quiete, da abitudini rassicuranti, comporta il coraggio di accettare rischi e imprevisti.
Accettazione
Ma a ben guardare, il senso della vita non sta soltanto nel realizzare desideri e raggiungere scopi. Sta anche nel non raggiungerli. Perché no? Una cosa non esclude l'altra, la vita non si evolve nella dicotomia tra bianco o nero, successo o insuccesso, ma fiorisce nello spettro di tutti i colori possibili. Il senso diventa allora, contemporaneamente, non oppormi a ciò che è, fare la pace con ciò che è.
Ho sempre la possibilità di fare qualcosa per vivere meglio, ora. Il presente è qualcosa da forgiare, non qualcosa da subire. Oggi per me vivere bene non è tanto sinonimo di benessere quanto di presenza e adesione completa a ciò che è: compiti quotidiani, gli altri così come sono, gli avvenimenti piacevoli, le sfide e le difficoltà. È un cammino quotidiano, lungo, non facile. Entrare, stare nel flusso del vivere. Aprirmi, implicarmi, inchinarmi alle cose così come sono, rompermi insieme alla relazione che si rompe, amare quei cocci e lasciarli andare, sbocciare con quello che l'oggi mi porta. Non è facile, ma c'è un'alternativa? Accogliere. Accogliere la felicità, la bellezza, il dolore, l'amore, la paura, la calma, la compagnia, la solitudine, il divertimento, il profumo del gelsomino in fiore, i colori del cielo, gli imprevisti, i rimpianti, gli orizzonti aperti, la perdita, il silenzio, l'inizio e la fine, i colori dell'alba e il buio della notte, con o senza le stelle. Vivere davvero non è solo fare tante cose. È vederle davvero, sentirle davvero, farsene attraversare, comprenderle, lasciarsi trasformare dalle esperienze. Ringraziare. Il senso della vita è prima di tutto vivere.
L'amaro canto di George Gray
Nella bella raccolta di poesie di Edgar Lee Masters intitolata '"Antologia di Spoon River", George Gray, defunto, leva la sua voce da un piccolo cimitero di paese del Nord America. Riflettendo sulla sua vita, offre a chi lo legge parole accorate che ricordano l'importanza per ciascuno - o sarebbe meglio dire il dovere - di tirare fuori il coraggio di andare dove vuole e di vivere, non di sopravvivere.
Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In verità non è questa la mia destinazione,
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio -
è una barca che anela al mare eppure lo teme.
(Edgar Lee Masters)