Âsana: liberare il corpo

Il fulcro di âsana

Nello yoga, la pratica di âsana - cioè delle posizioni - è più una cosa che si è piuttosto che qualcosa che si fa.
Nello Yoga Sûtra viene detto che il fulcro di âsana comporta la duplice esperienza di sthira e sukha.
S
thira significa fermezza e stabilità, mentre sukha significa agio, benessere: si tratta di due qualità interconnesse sempre presenti nella pratica delle posizioni, se di yoga - e non di esercizio ginnico - si tratta. Sthira è una condizione di stabilità, fermezza e resistenza del corpo, qualunque sia la posizione o il movimento che eseguiamo.
È contemporaneamente una condizione di costanza e forza dell’attenzione. Sthira è un’attenzione piena, silenziosa e continua.
Quando c’è sthira, la mente è totalmente col corpo e nel corpo, c’è un’attenzione che è insieme ascolto, cura e gentilezza nei confronti del corpo.
Allora mente e corpo si aprono a un agio profondo: sukha. Questo secondo termine ci suggerisce che âsana è un’esperienza caratterizzata dal benessere, da un intimo senso di piacevolezza, di leggerezza, di assenza di costrizione, di spaziosità e, spesso, di gioia.

 

Âsana, pratica di libertà

In âsana, pian piano liberiamo il corpo dalle tensioni che si accumulano nella fatica e nello stress quotidiano, lo affranchiamo dalle contratture e dagli squilibri indotti dalle posizioni protratte nel tempo e a volte coercitive che il nostro lavoro ci impone. Svincoliamo il corpo dalla routine dei movimenti spesso poveri, ripetitivi e limitati delle nostre giornate.
Lo alleggeriamo dalle impronte lasciate dall’ansia, dallo stress, dalla preoccupazione, ma anche dalle tracce lasciate da esperienze difficili passate e dalle rigidità generate da condizionamenti profondi.

 

La vastità del possibile

In âsana diamo l’opportunità al nostro corpo di sperimentare nuove possibilità di movimento, spostandolo liberamente nello spazio e disponendolo in una moltitudine di forme diverse.
Nell’ascolto attento, nella cura e nella delicatezza, portiamo il corpo ad assumere posizioni inconsuete, distendendolo, stirandolo, tonificandolo, flettendolo, aprendolo, chiudendolo, ruotandolo, rovesciandolo, raccogliendolo.

I nomi di molte posizioni fanno riferimento agli elementi della natura e del cosmo (come per esempio la posizione dell’albero, del cobra o della mezzaluna) a molteplici vicende umane e a figure della mitologia indiana (per esempio: la posizione del feto o la posizione dell’eroe), alle energie sottili che governano le nostre funzioni vitali (per esempio: la posizione che armonizza apâna) e agli elementi della geometria (per esempio: la posizione del triangolo).
Questi nomi rappresentano un’opportunità di sperimentare nel e col corpo le qualità e caratteristiche insite nelle diverse espressioni della natura e dell’esperienza umana, a replicare forme geometriche e ad intervenire sull’armonia delle forze vitali.

Così, incarnando le forme che lo yoga ci propone, creiamo le condizioni per risvegliare in noi qualità come l’equilibrio e la stabilità dell’albero o la forza e la flessibilità del cobra, per infondere nel corpo e nello spirito il raccoglimento e la quiete di cui fa esperienza il feto nel grembo materno o per suscitarvi la forza e l’audacia dell’eroe. Attraverso la pratica di una moltitudine di âsana diversificate, dalla mezzaluna al triangolo, dal bastone al cerchio, esperiamo nuove possibilità del corpo e sviluppiamo nuove potenzialità.

Il corpo ha così l’opportunità di muoversi dall’abitudine, dall’ordinarietà, dalla ripetitività, verso il nuovo, l’inusuale e una maggiore libertà.

 

Âsana, lentezza e respiro

In contrapposizione alla frenesia che caratterizza le nostre giornate, facciamo esperienza di tutto questo nella lentezza, perché la lentezza è il ritmo del corpo e della natura, è il tempo della coscienza e del sacro.

Âsana è l’esperienza delle possibilità del corpo e della sua libertà.

Esperienza che si arricchisce grazie al respiro consapevole che accompagna ogni gesto e ogni posizione, come l’ombra accompagna il viandante.
L’uso del respiro in âsana conduce al cuore della nostra capacità di ascoltare e di sentire, aprendoci al fluire delle sensazioni che testimoniano la vita che anima il nostro corpo e alla percezione delle energie sottili che lo attraversano.
Il respiro riporta equilibrio nel corpo, lo purifica e lo schiude pian piano alla distensione, riempiendolo di vitalità e vigore.
Il respiro, infine, ha il potere di riunificare mente e corpo, portandoci in uno stato di unità, interezza e all’intimo senso di essere vivi.
Così, dopo avere bagnato corpo e mente nella pratica rigenerante di âsana, possiamo ritornare alle nostre attività quotidiane in una condizione di pienezza, presenza e libertà.
Allora, il nostro presente diventa tutta un'altra storia.